MISSIONE FIERA DI SETTEMBRE
Un banchetto da realizzare
di Chiara Serra
Fiera di settembre. È aprile c’è ancora tempo… un sacco di tempo…
sarebbe bello questo anno parteciparvi in prima persona, far parte
di quei “maestri” che per passione dedicano il loro tempo a creare
con le proprie mani qualcosa di unico e originale, qualsiasi oggetto
realizzato artigianalmente.
Dai buttiamoci, facciamo qualcosa anche noi questo anno! Fede, io e
te, ci diamo da fare: creiamo creiamo creiamo.
Luglio 2009 il progetto è ancora in testa, le mani non si sono ancora
messe in movimento ma prima di tutto è meglio capire come funziona
l’iter per avere a disposizione per uno o più giorni il proprio “quadratino”
personale di Persiceto.
Incredibile pensarci: lì ci sarà il tuo banchetto, quella strisciolina
di cemento sarà tua o meglio l’avrai affittata per poter esprimere le
tua Arte. Come suona bene!
Pedalando verso la Pro Loco il primo ostacolo: chiuso per ferie. In effetti
in luglio cosa ci aspettavamo… ma non bisogna darsi per vinti così
per non allungare troppo i tempi di richiesta per l’allestimento di
un banchetto, abbiamo scritto una lettera alla responsabile organizzatrice
della fiera d’autunno, l’abbiamo imbucata alla Pro Loco e incrociato le dita.
Bene. E ora non rimaneva altro da fare che realizzare i nostri oggetti,
dividerci le spese… insomma un gran lavoro. Agosto viene dedicato da
parte mia alla ricerca di perline di ogni forma, colore e materiale
per creare orecchini, collane e braccialetti, mentre la Fede compra
cotone, lana e inizia a darci dentro con l’uncinetto.
All’inizio di settembre la Chiamata: la Pro Loco ci dà l’ok e così
scegliamo di partecipare alla fiera un’unica giornata, tutta domenica
27 settembre; ma sì, un po’ un tour de force però daremo il meglio di noi!
Il materiale è quasi pronto, manca una settimana. Certo è che bijoux, astucci,
teli dipinti a mano non possono essere buttati sopra ad un tavolo e vendersi
da soli. La parte più dura è decidere l’allestimento, come disporre
i “nostri figlioli” (ormai sono tali e in realtà ci spiace quasi
pensare che qualcuno possa comprarli, quelle cosine fatte con tanto
amore finiranno a casa con qualcun altro). |
|
Non essendo habitué nel
partecipare a fiere ci dobbiamo proprio inventare tutto.
Compriamo zucche ornamentali, creiamo pannelli dove poter appendere
gli orecchini, fabbrichiamo etichette con su scritto i materiali
utilizzati, produciamo fiocchetti dove appendere i prezzi e la
soddisfazione più grande: il biglietto da visita.
27 settembre 2009 ore 9.00 parcheggio del pattinaggio. In questo
luogo si scoprirà il nostro destino cioè la postazione che ci
è stata assegnata; la signora Annarita arriva e ci consiglia
di correre a posizionarci davanti al negozio Benetton.
Ohhh posizione centralissima, fantastico! Intanto un brivido
di ansia misto ad emozione percorre me e la Fede. L’avventura
ha inizio, saremo davvero in grado di gestire un’intera, e a
posteriori dico interminabile, giornata di fiera?
Con l’aiuto di aitanti genitori montiamo il tavolo e iniziamo
a fare quello che in gergo tecnico si chiama “sbaraccare”
tutta la merce contenuta in sportine e sportone. Dopo un’ora
di «passami quello» «sposta quella roba» «tira di qua»
l’opera è compiuta. Il nostro banchetto è pronto, ai nostri
occhi è bellissimo, perfetto, poco importa se venderemo
qualcosa o ci riporteremo a casa tutto, io e la Fede abbiamo
già vinto: siamo in fiera a mostrare ciò che ci rappresenta
e amiamo fare.
Il bello viene ora, tu ambulante ti trovi a sedere dietro
ad un tavolo che forse ha anche la funzione di proteggerti
dall’orda di gente che si profila all’orizzonte ed è quasi
una ubriacatura. In certi orari della giornata ti gira la
testa perché c’è un passeggio infinito di persone che i
tuoi occhi inseguono da destra a sinistra e viceversa,
un vero vortice umano.
La mattina è un po’ più tranquilla e così come due novizie
iniziamo a guardarci attorno e a scrutare il territorio.
Le persone si avvicinano, sono incuriosite, osservano, chiedono
qualche prezzo, sorridono e se ne vanno. Fantastico anche il
nostro banchetto ha quel potere magnetico di far avvicinare
la gente.
È una grandissima soddisfazione constatare che a qualcuno
possa interessare il nostro lavoro, in fondo ci accontentiamo
di poco. Poi per le vendite contiamo molto sugli amici che
sono stati precedentemente addestrati: avvicinandosi al banchetto
dovranno emettere moti di meraviglia, ammirazione, giubilo e
poi naturalmente almeno loro sono costretti a comparare qualcosa.
Il primo acquirente non si scorda mai, soprattutto se è la mamma di
una tua amica, compra una cordellina per gli occhiali realizzata con
perline di fiume. Io e la Fede ci guardiamo compiaciute, sarà di buon augurio.
La giornata prosegue e bisogna ammettere che sopra ad ogni aspettativa le
persone si fermano, osservano e pure comprano!!! Gasatissime, ad ogni
vendita tiriamo fuori il nostro foglio con catalogato ogni singolo
oggetto esposto sul banchetto, con il prezzo, e barriamo con una
bella x ciò che è stato venduto. È da riconoscere che ci siamo
organizzate seriamente per tenere tutto sotto controllo.
La pausa pranzo vola e grazie alla sorella della Fede,
che gentilmente ci sostituisce a turno, possiamo fare
una toccata e fuga a casa per nutrirci.
Ore 15.00 il sole prima nascosto salta fuori con una potenza nucleare,
ogni 5 minuti le nostre sedie indietreggiano, indietreggiano,
indietreggiano… ok, siamo sotto al portico e facciamo la cura
del sole alle gambe. Quando qualcuno si avvicina lo guardiamo
dalla nostra postazione tattica sperando non sia interessato
perché se no avremmo dovuto alzarci e cuocerci. Ebbene proprio
nell’ora più calda arrivano i nostri amici e qui, il sole non
può più nulla, ci si alza e si fa festa. Non abbiamo realmente
costretto nessuno a comprare ma vediamo che sono tutti entusiasti
di noi due e delle nostre creazioni così vendiamo un po’ di bracciali,
farfalline e astucci all’uncinetto, orecchini… evviva l’amicizia.
La teoria per cui se attorno ad un banchetto si raccoglie un cospicuo
numero di persone, allora ci sono belle cose, funziona davvero,
infatti giovani sconosciuti si avvicinano incuriositi e comprano qualcosina.
Passano altri amici, si fanno due chiacchiere, si sta attenti
all’acquirente interessato… oramai io e la Fede siamo entrate nel
business, siamo solo un po’ provate da quell’ora di sole che ci
ha mandato in fumo la testa, così elemosiniamo due gelati per
riprendere le forze. Ed ecco che la fiera comincia nel vero
senso della parola e ormai la fiumana di gente è inarrestabile.
È proprio interessante osservare il genere umano, è quasi come
essere al cinema, per le persone sei tu ambulante che devi
offrire uno spettacolo con la tua arte, all’ambulante lo
spettacolo glielo offrono le persone con i loro tic, i gesti,
le voci, le urla, gli spintoni per passare per forza là dove
è impossibile, con gli sguardi compiaciuti alla tua merce.
È una esperienza fantastica!
Arriva la sera, accendiamo i nostri faretti e sappiamo che
ormai l’avventura sta volgendo al termine.
Ore 20.00 un trancio di pizza, una scappata a casa e si
riparte per l’ultimo round. Siamo stanche, molto stanche ma
ciò che questa giornata ci ha regalato in termini di
esperienza umana è grandissimo.
Ore 21.30 le persone che passeggiano per Corso Italia
sono un numero quantificabile e ben distinguibile, riusciamo
a realizzare un altro paio di vendite. La verità è che sia
io che la Fede abbiamo gli occhi che ci cadono ma brillano
e sorridono perché siamo fiere di noi.
Ci siamo messe veramente in gioco senza troppe aspettative
ma con una grande emozione, come due bambine che per la prima
volta vanno a scuola e non sanno cosa capiterà, chi incontreranno,
cosa diranno loro…. Aver condiviso questa esperienza con una
amica è ciò che ha dato valore a questa nostra piccola follia
di partecipare alla fiera di settembre.
Come dice Leopardi è molto più importante il viaggio che si
compie per raggiungere una meta, che la meta stessa.
I mesi trascorsi a organizzare il banchetto, a immaginarlo,
a crederci sono un ricordo indelebile, così come lo è
effettivamente la grande soddisfazione di avere avuto “successo”;
il significato che io do a questa parola non corrisponde ad un’idea
di grandi introiti, ma a qualcosa di più intimo e personale.
Abbiamo avuto successo perché siamo state insieme un’intera
giornata a proporre le nostre realizzazioni a sconosciuti che
hanno apprezzato. Tutto qui.
Ore 22.30 stiamo arrancando, compaiono come magici folletti
lavoratori mamme e papà che ci aiutano a smontare. È quasi
un peccato. Ma la fiera è finita.
Allora Fede sei pronta? Settembre 2010 si fa il bis!
fotografie piergiorgio serra
|
|